Ottava Nota

Progetto dedicato alla pubblicazione delle parole di troppo.

giovedì 7 febbraio 2008

SU CIO' CHE SI DA PER SCONTATO. Scarpinato non fa i saldi.

E' bello poter ospitare, a casa propria, qualcuno che si stima a tal punto da cedergli il proprio posto a tavola, e la sedia preferita per accomodarsi. Ho postato un intervento - diviso in 5 video susseguenti - di Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto di Palermo, alla presentazione di "Mani Sporche", a Roma, che parla prima di Gomez e Travaglio. Per piacere notate lo spessore intellettuale di questo magistrato, che in circa 40 minuti tiene una completa lezione di storia repubblicana di valore inarrivabile. E confrontatelo con gente strapagata per legiferare, che spesso arriva in parlamento senza conoscere l'italiano e la costituzione, e che vorrebbe cambiare il diritto in modo da giudicare lui ed i suoi colleghi dall'alto. Questa gente, a cui qualunque imbecille avrebbe qualcosa da insegnare, riesce poi incomprensibilmente a fare la perfetta strage di regole per autoimmunizzarsi, in barba all'articolo 3, al presidente della repubblica, alla corte costituzionale, e quindi si scopre che un cervello c'é. Dove, non é dato sapere. Ciò é un'ideale prosecuzione dei posts precedenti. Vi invito a guardare tutti i video uno dopo l'altro: ne vale la pena, visto che si paga il canone per molto molto molto molto molto molto molto meno.
danieldovico grazie per avermeli lasciati usare
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sabato 2 febbraio 2008

Chi é lei per giudicare?

Ora che sappiamo chi é Di Stefano, con la sua Centro Europa7, possiamo anche lasciarlo da parte. Infatti, il problema non é più - se mai lo sia stato - chi ha ragione fra loro e Rete4, ma perché Europa7 non abbia le frequenze. La cosa non é una personale persecuzione nei confronti di Di Stefano, ma l'effetto di una serie di leggi, sulle reti di comunicazione, varate negli ultimi 10 anni da una massa di ubriachi che si sono comprati il parlamento. Il fatto che Europa7 non sia mai venuta alla luce, con i conseguenti danni per Di Stefano, é solo un effetto secondario, che sarebbe inevitabile per chiunque cercasse di trovar posto nel nostro mercato della comunicazione, come mostra la sentenza della Corte di Giustizia Europea di 2 giorni fa.
Essa si pronuncia su richiesta del Giudice del rinvio italiano, che le sottopone 10 interrogativi sulla posizione dell'Europa in merito all'azione, in materia di comunicazione (anti-trust/ pluralità, criteri di concessione delle frequenze etc...), dell'Italia in qualità di Stato membro. Parti in causa: Centro Europa 7 - Ministero delle Comunicazioni e Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Quindi questo "procedimento C-380/05" richiede un giudizio obiettivo sulle leggi italiane in materia di comunicazione e concorrenza, al fine di dare un orientamento ulteriore al giudice della causa vera e propria.
La Corte non si pronuncia direttamente sulle regole nazionali sull'anti-trust e, anzi, sollecita la corte italiana a definire meglio l'ambito giuridico del problema, data la complessità dell'anti-trust nel settore dell'informazione. Cioé, la "pluralità" non é un fatto puramente matematico ma anche settoriale, con varie potenziali distinzioni (ad es.:pay tv e televisioni non a pagamento possono coesistere con regole differenti). Nonostante ciò, precisa che per principio gli Stati membri non possono in alcun modo vietare ad un privato imprenditore di installare dispositivi elettronici ed entrare nella comunicazione, né di restringere le possibilità individuali in un modo che non dipenda dalla semplice limitatezza delle frequenze. Se le frequenze sono poche, le si deve dividere; oltre questo, non si può vietare arbitrariamente l'accesso ad un operatore. E gli Stati membri sono tenuti a salvaguardare costantemente la concorrenza. Ricorda qualcosa?
A ciò la Corte aggiunge che, insieme alla concessione ("un'autorizzazione generale" formale, quindi) é dovuto assegnare le frequenze. Tali concessioni devono essere assegnate sulla base di criteri non discriminatori, obiettivi e trasparenti. Criteri violati nella pratica, secondo la corte. I criteri di assegnazione - teorici - delle concessioni non sono contestati, e d'altronde non lo sono nemmeno da Europa 7, che le ha avute! Ma non le frequenze.
La Corte si esprime anche sulla Gasparri, la quale, favorendo le reti esistenti nel transito al mercato digitale, ha difatto ulteriormente ristretto il libero accesso alla nuova piattaforma. Ma non prendiamocela con Gasparri: lui c'ha messo solo la faccia. E l'ha persa.
La sentenza, insomma, sviluppandosi fra una stangata e l'altra alla Maccanico (1997) e alla Gasparri (2004), conclude che la normativa europea impedirebbe in toto tale prassi di gestione del mercato mediatico. Risponde così al Giudice del rinvio, e più volte sottolinea che varie delle 10 richieste sono superflue, dato che ci sono già state sentenze nazionali su questo caso.
Noi, per lasciare che la giurisprudenza nazionale sia comandata da un paio di personaggi col vizio del ricatto, abbiamo visto aggiungersi l'ennesima figura di merda internazionale al nostro palmares. E visto che la Corte di Giustizia Europea rispondeva soltanto ad una domanda di pronuncia pregiudiziale, il nocciolo é che non vengono indicati risarcimenti ne danni ne sanzioni. Tutto gratis, quindi si può tranquillamente far finta di nulla. Difatti il commento a caldo di Mediaset é stato sul tono del "cosa? che é successo?" Hanno assicurato che la sentenza non li riguarda e che, tanto per dire, non ha nulla a che fare con Rete4, che può restare lì dov'é. Corrado Calabrò - il quale, lo dico emmmene prendo tuuutte le responsabilità, non é certo il peggiore di tutti - ha riferito all'Agcom il parere del Consiglio UE con un tranquillizzante (/tranquillante) "In Italia non viene violato il pluralismo e la par condicio viene applicata positivamente"; poi dopo la sentenza di cui sopra, ha dichiarato che la Gasparri va "modificata" e il legislatore deve assicurare, nella fase di transizione al digitale, che non si prolunghi l'uso delle frequenze in base ad una assegnazione che ha convalidato una occupazione di fatto. Perfetto, ma quale delle due dichiarazioni é vera? Perché si contraddicono: una é assurda per forza. E potrei scommettere sulla prima, stando alla sentenza della Corte di Giustizia Europea. Si spera che venga presa seriamente almeno dalla magistratura Italiana.
Un'altra vicenda da dimenticare. Anzi, da ricordare.
Ma ora continuiamo a dedicarci alla discussione di una riforma elettorale che probabilmente nessuno vuole fare.

p.s.: lo stesso giorno, la Commissione Europea ha intimato all'Italia l'ultimo avvertimento ufficiale della procedura di infrazione per la situazione dei rifiuti, prima dell'ennesimo deferimento alla Corte di Giustizia Europea. Cioé questa volta si rischia la grosso: essere messi in moratoria dall'Europa può voler dire una sanzione di 3-400'000 euro al giorno fino alla messa a norma.
Ma poi... in Europa chi se ne frega della par condicio???


Sotto, una squadra vincente. Non vi fa pensare a Superga?

venerdì 1 febbraio 2008

Sentenza buona? Sentenza negativa? Europa7: una divagazione utile.

In Italia si riesce a stento a intuire che qualcosa chiamato Europa esista. Eppure in Europa siamo fin troppo presenti, e non per la musica o la pittura. Siamo la barzelletta preferita. Come quelle "ci sono un italiano, un inglese, un francese..." Ora basta solo l'italiano.
L'ultimo esempio é la bastonata arrivata dalla Corte di Giustizia Europea: datata 31 Gennaio 2008, e nota come Sentenza del procedimento C-380/05. Sentenza sfavorevole ad Autorità e Ministero delle comunicazioni. Sentenza é un parolone anacronistico, ma c'é chi lo prende abbastanza seriamente. Certo lo fa Francesco di Stefano, proprietario di Centro Europa 7 e in attesa delle frequenze necessarie a sfruttare la concessione ottenuta dal '99 per ben 2 frequenze nazionali.
Ma che é successo a questa Europa 7? Se non avete visto Report, o saputo di loro in altro modo, godetevi il riassunto.
Bene: nel 1999 Di Stefano si presenta al concorso sulle frequenze statali, e con un po' di difficoltà riesce a presentare i documenti della sua attività. Ha cominciato nel 1977 con le TV locali e, nel giro di vent'anni, riesce a coprire il territorio nazionale con 14 emittenti in circuito. Quindi nel Luglio '99 Europa7 ottiene 2 concessioni, per 2 frequenze. Rete4 le perde. Abbastanza chiaro no?
Nel 1999 Rete4 perde il diritto di trasmettere via Etere.
Se non hai le concessioni statali non puoi trasmettere. Se trasmettete abusivamente venite perseguiti. Se lo fate con Rete4 no.
Il ministro dell'epoca Cardinale da a Rete4 un'"abilitazione", una cosa che non é mai esistita per nessun altro che per Rete4, che così non é stata spenta. Parallelamente, le frequenze okkupate impediscono a Europa7 di trasmettere. Seguono le denunce.
Ma non é una situazione tanto semplice: già nel 1994 si era stabilito che un privato (ricordiamoci 'sto cazzo di
privato, la RAI non c'entra nulla) non potesse possedere più di 2 frequenze. Termine ultimo: 1996 (LOL). La legge Maccanico del 1997 riportò tutto a zero, ma nel 1998 la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo il duopolio pubblico/privato. Nel 2002 la stessa Corte Costituzionale, con comodo, dichiarò incostituzionale un articolo della Maccanico, e stabilì che dal Dicembre 2003 la situazione delle comunicazioni dovesse essere risolta. Quindi, il 2 Dicembre 2003, fu approvata al parlamento la bozza Gasparri redatta in fretta e furia, che di fatto sospese l'ultimatum (il testo definitivo viene poi approvato nel Maggio 2004), nonostante per la C.C. quelle norme fossero anticostituzionali. Nonostante il presidente Ciampi avesse appena sollecitato un clima di rispetto della costituzione, firmò la legge.
Dunque venne inviato Gianni Bagget Bozzo a dare l'estrema unzione a Di Stefano. Scherzo, questo no. Chi se lo filava Di Stefano?
Poi arrivò Gentiloni, che in Italia faceva grandi discorsi di libertà e pluralismo e le solite cazzate, ma, sentito alla Corte di Giustizia Europea, difese la Gasparri. Infatti la riforma Gentiloni stabilisce che non si possano possedere più di 2 frequenze televisive, ma se si é già mandata una rete sul digitale terrestre... beh, pazienza, premiamolo. Guarda caso Mediaset comprò Rete Mia (o il suo cadavere): prima la chiamò Canale D (forse in tributo al trattamento ricevuto dal governo D'Alema?) e poi la mandò sul digitale terrestre. Insomma, parlo del canale Media Shopping.
Ciò che vien fuori é che Di Stefano le sfighe se l'é andate a cercare, anziché farsi gli affari suoi ha voluto fare il gradasso con quelli che contavano (e contano). E' strano se ci si fa caso: ufficialmete lui e la sua televisione non esistono. E' un fantasma, uno che ogni tanto trova il modo di farsi vedere in TV e millantare di essere un operatore delle telecomunicazioni.
Sotto il suo nome si potrebbe scrivere, in sovraimpressione, "che non si sa chi cazzo é", e sembrerebbe quasi ragionevole
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Sotto, un video di satira involontaria.