Ottava Nota

Progetto dedicato alla pubblicazione delle parole di troppo.

sabato 2 febbraio 2008

Chi é lei per giudicare?

Ora che sappiamo chi é Di Stefano, con la sua Centro Europa7, possiamo anche lasciarlo da parte. Infatti, il problema non é più - se mai lo sia stato - chi ha ragione fra loro e Rete4, ma perché Europa7 non abbia le frequenze. La cosa non é una personale persecuzione nei confronti di Di Stefano, ma l'effetto di una serie di leggi, sulle reti di comunicazione, varate negli ultimi 10 anni da una massa di ubriachi che si sono comprati il parlamento. Il fatto che Europa7 non sia mai venuta alla luce, con i conseguenti danni per Di Stefano, é solo un effetto secondario, che sarebbe inevitabile per chiunque cercasse di trovar posto nel nostro mercato della comunicazione, come mostra la sentenza della Corte di Giustizia Europea di 2 giorni fa.
Essa si pronuncia su richiesta del Giudice del rinvio italiano, che le sottopone 10 interrogativi sulla posizione dell'Europa in merito all'azione, in materia di comunicazione (anti-trust/ pluralità, criteri di concessione delle frequenze etc...), dell'Italia in qualità di Stato membro. Parti in causa: Centro Europa 7 - Ministero delle Comunicazioni e Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Quindi questo "procedimento C-380/05" richiede un giudizio obiettivo sulle leggi italiane in materia di comunicazione e concorrenza, al fine di dare un orientamento ulteriore al giudice della causa vera e propria.
La Corte non si pronuncia direttamente sulle regole nazionali sull'anti-trust e, anzi, sollecita la corte italiana a definire meglio l'ambito giuridico del problema, data la complessità dell'anti-trust nel settore dell'informazione. Cioé, la "pluralità" non é un fatto puramente matematico ma anche settoriale, con varie potenziali distinzioni (ad es.:pay tv e televisioni non a pagamento possono coesistere con regole differenti). Nonostante ciò, precisa che per principio gli Stati membri non possono in alcun modo vietare ad un privato imprenditore di installare dispositivi elettronici ed entrare nella comunicazione, né di restringere le possibilità individuali in un modo che non dipenda dalla semplice limitatezza delle frequenze. Se le frequenze sono poche, le si deve dividere; oltre questo, non si può vietare arbitrariamente l'accesso ad un operatore. E gli Stati membri sono tenuti a salvaguardare costantemente la concorrenza. Ricorda qualcosa?
A ciò la Corte aggiunge che, insieme alla concessione ("un'autorizzazione generale" formale, quindi) é dovuto assegnare le frequenze. Tali concessioni devono essere assegnate sulla base di criteri non discriminatori, obiettivi e trasparenti. Criteri violati nella pratica, secondo la corte. I criteri di assegnazione - teorici - delle concessioni non sono contestati, e d'altronde non lo sono nemmeno da Europa 7, che le ha avute! Ma non le frequenze.
La Corte si esprime anche sulla Gasparri, la quale, favorendo le reti esistenti nel transito al mercato digitale, ha difatto ulteriormente ristretto il libero accesso alla nuova piattaforma. Ma non prendiamocela con Gasparri: lui c'ha messo solo la faccia. E l'ha persa.
La sentenza, insomma, sviluppandosi fra una stangata e l'altra alla Maccanico (1997) e alla Gasparri (2004), conclude che la normativa europea impedirebbe in toto tale prassi di gestione del mercato mediatico. Risponde così al Giudice del rinvio, e più volte sottolinea che varie delle 10 richieste sono superflue, dato che ci sono già state sentenze nazionali su questo caso.
Noi, per lasciare che la giurisprudenza nazionale sia comandata da un paio di personaggi col vizio del ricatto, abbiamo visto aggiungersi l'ennesima figura di merda internazionale al nostro palmares. E visto che la Corte di Giustizia Europea rispondeva soltanto ad una domanda di pronuncia pregiudiziale, il nocciolo é che non vengono indicati risarcimenti ne danni ne sanzioni. Tutto gratis, quindi si può tranquillamente far finta di nulla. Difatti il commento a caldo di Mediaset é stato sul tono del "cosa? che é successo?" Hanno assicurato che la sentenza non li riguarda e che, tanto per dire, non ha nulla a che fare con Rete4, che può restare lì dov'é. Corrado Calabrò - il quale, lo dico emmmene prendo tuuutte le responsabilità, non é certo il peggiore di tutti - ha riferito all'Agcom il parere del Consiglio UE con un tranquillizzante (/tranquillante) "In Italia non viene violato il pluralismo e la par condicio viene applicata positivamente"; poi dopo la sentenza di cui sopra, ha dichiarato che la Gasparri va "modificata" e il legislatore deve assicurare, nella fase di transizione al digitale, che non si prolunghi l'uso delle frequenze in base ad una assegnazione che ha convalidato una occupazione di fatto. Perfetto, ma quale delle due dichiarazioni é vera? Perché si contraddicono: una é assurda per forza. E potrei scommettere sulla prima, stando alla sentenza della Corte di Giustizia Europea. Si spera che venga presa seriamente almeno dalla magistratura Italiana.
Un'altra vicenda da dimenticare. Anzi, da ricordare.
Ma ora continuiamo a dedicarci alla discussione di una riforma elettorale che probabilmente nessuno vuole fare.

p.s.: lo stesso giorno, la Commissione Europea ha intimato all'Italia l'ultimo avvertimento ufficiale della procedura di infrazione per la situazione dei rifiuti, prima dell'ennesimo deferimento alla Corte di Giustizia Europea. Cioé questa volta si rischia la grosso: essere messi in moratoria dall'Europa può voler dire una sanzione di 3-400'000 euro al giorno fino alla messa a norma.
Ma poi... in Europa chi se ne frega della par condicio???


Sotto, una squadra vincente. Non vi fa pensare a Superga?